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Temporary management

Temporary manager o consulente aziendale?

Il ciclo di vita di prodotti e servizi è più corto e rapido, le condizioni imposte dai mercati più fluttuanti e repentine, questo crea nuove problematiche gestionali, che devono affrontare le PMI.
Queste situazioni non fanno altro che aumentare il rischio d’impresa, quindi è necessario imprimere una spinta decisa e risolutiva appena esse si presentano, come ad esempio:

  • apertura a nuovi mercati e necessità di internazionalizzazione

  • necessità di ristrutturazioni organizzative dei processi produttivi e commerciali per crisi o per crescita

  • studio di nuovi prodotti e fasi successive di insustralizzazione

  • gestione del delicato passaggio generazionale

In tempi brevi si devono definire nuove strategie e risolvere le problematiche, ma spesso l'imprenditore ed i suoi collaboratori non hanno né il tempo né le risorse interne per far fare all’azienda un salto di qualità.
In questi casi possono intervenire due professioni consolidate in Italia: il consulente manageriale e il temporary manager.
Entrambi operano come risorse esterne, soluzione ottimale per molte PMI che possono così accedere a professionisti di elevato livello, senza appesantire la struttura di costi nel lungo periodo. Entrambi intervengono nei momenti critici, sia negativi di crisi che positivi di crescita, per attivare interventi che migliorano le performance aziendali e quindi la gestione.
Esiste però una sostanziale differenza:

  • il consulente guida il management aziendale,

  • il temporary manager opera in sinergia con il management aziendale.

Il consulente manageriale analizza la situazione, progetta strategie e propone soluzioni, in accordo con gli obiettivi della proprietà. Quello della consulenza manageriale è dunque un lavoro paziente di supporto, che può durare mesi e a volte anche anni. In genere si basa su:
- check-up dell’azienda per conoscere la situazione organizzativa, produttiva, commerciale, ed economico-finanziaria
- guida dell’imprenditore nella gestione
- proporre soluzioni che vengono messe in atto dalla proprietà
- monitoraggio e rendicontazione dell'operato e dei risultati
- trasferimento delle competenze all’azienda per renderla autonoma.

Il temporary manager invece si fa carico anche della parte esecutiva, quindi realizza “sul campo” gli obiettivi concordati. Come suggerisce il nome, è un vero e proprio manager “a tempo”, in forza all’azienda per un periodo definito. Addirittura, a seconda dei casi, il temporary management prevede di recarsi personalmente uno o più giorni la settimana nella sede dell’azienda cliente per diventarne parte attiva. In genere le sue azioni possono essere:
- check-up dell’azienda per conoscere la situazione organizzativa, produttiva, commerciale, economico-finanziaria
- assunzione delle cariche necessarie a prendere le decisioni concordate con la proprietà
- essere parte attiva della società e mettere in atto le strategie decise
- monitoraggio e rendicontazione dell'operato e dei risultati
- trasferimento delle competenze all’azienda per renderla autonoma.

I vantaggi per l’imprenditore:

  • Sviluppo della cultura d’impresa in tutti i settori, grazie a standard organizzativi, qualitativi, documentali, comunicativi.

  • uso degli strumenti di pianificazione per migliorare il processo decisionale

  • miglioramento dei processi aziendali

  • certezza del costo dell'intervento, sia nel caso della consulenza manageriale che del temporary management

Nonostante le differenze, c’è un sottile legame tra le due professioni: il temporary manager è colui che mette in atto quanto indicato dal collega consulente manageriale prima di lui.


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